Ma come mi è venuto in mente di fare l’editor? La storia sono loro (parte 2)
Sesto articolo della rubrica “Ma come mi è venuto in mente di fare l’editor?” a cura di Stefano Mancini.
Nella puntata precedente abbiamo visto l’errore tipico degli esordienti quando si approcciano alla creazione dei loro personaggi, soffermandosi troppo – e spesse volte in maniera inutile – sul loro aspetto fisico.
Questa volta vedremo invece che cosa possiamo fare per caratterizzare davvero i nostri protagonisti, per dargli un aspetto – non fisico, o quanto meno non solo fisico – che li aiuti davvero a trovare un posto nel cuore e nella testa dei lettori.
Cominciamo col dire che un personaggio va caratterizzato.
Le storie migliori, vi basterà ripensare ai classici, ma anche agli ultimi grandi libri che avete letto, hanno tutte personaggi indimenticabili, capaci di catturarvi e di farvi palpitare o sussultare con loro. E questo effetto si ottiene caratterizzano bene il vostro – o i vostri – personaggi.
Il modo migliore per farlo è mostrando (fate attenzione al verbo che ho usato) il suo comportamento; nulla, infatti, caratterizza meglio un individuo del modo in cui si mostra, ossia del suo comportamento esteriore. Pensateci: siete al supermercato, in fila alla cassa col vostro bel carrello stracolmo di spesa. La cassiera non vi rivolge neppure la parola, ma prende i prodotti, li sbatte sul lettore di codici a barre e quasi li lancia oltre. Sicuramente, mentre riempite le buste da portare a casa, dentro di voi state pensando: “Che maleducata”. Ma lei non ha detto una parola e di certo non pensate sia maleducata per via del suo aspetto fisico.
Lo state pensando per il modo in cui si sta comportando. Ecco quindi che, sulla base del comportamento del vostro personaggio, potete darne una caratterizzazione che aiuti il lettore a imprimerselo in testa.
Immaginiamo che questa scena faccia parte di una storia e che la persona in fila alla cassa sia il nostro protagonista. La prossima volta che tornerà a fare la spesa e si metterà in fila da quella cassiera, voi lettori penserete: “Oh no, c’è quella antipatica! Ora cosa succederà?”. Ecco, avrete creato un personaggio riconoscibile dal lettore, utile a sviluppare la vostra storia (sempre ammesso che la nostra povera cassiera debba avere un qualche ruolo) e soprattutto caratterizzato senza dover passare per aspetti secondari – per non dire inutili – come le banali descrizioni fisiche.
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La caccia è aperta.
Stefano Mancini